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Una Che Soffre Per Amore: L’Aspetto Psicologico E Neurobiologico Della Sindrome Di Amore Obsessivo

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Introduzione

Una che soffre per amore è una donna che si trova a vivere una relazione intensa e ossessiva con un’altra persona, spesso legata alla figura di un uomo. Questo tipo di comportamento è evidente nella sindrome di amore ossessivo (SIO), una condizione psicologica caratterizzata da una profonda preoccupazione per la perdita dell’amato, accompagnata da un’intensità emotiva e un controllo maniacale nella vita quotidiana. Nel presente articolo, esploreremo in profondità l’aspetto psicologico e neurobiologico della SIO, affrontando innanzitutto l’aspetto storico e scientifico della condizione.

Storia e Definizione

La Sindrome di Amore Ossessivo fu descritta per la prima volta dallo psichiatra tedesco Paul Näcke nel 1899. Näcke provò a comprendere il comportamento ossessivo e il controllo maniacale nell’amore, evidenziando che questo tipo di sintomatologia è più comunemente associato alle donne. Alcuni studiosi sostengono che la SIO sia legata a un atteggiamento più materno nella relazione amorosa, caratterizzato da una profonda empatia e compresenza con l’amato. Il National Institute of Mental Health (NIMH) nel 1980 descrisse la SIO come una "sindrome psicopatologica caratterizzata da un obbligo affettivo, disperato, e inconscio verso un’altra persona" (1).

Caratteristiche della Sindrome di Amore Ossessivo

La Sindrome di Amore Ossessivo è una condizione psicologica complessa e multifattoriale, che comprende più aspetti psicologici, sociali e neurobiologici. Alcune delle caratteristiche più comuni sono:

  • Intensità emotiva: la persona che soffre per amore mostra un livello eccessivo di emozioni come la passione, l’amore e la gelosia.
  • Controllo maniacale: il controllo maniacale negli affetti e nelle relazioni si manifesta attraverso il controllo del partner, della sua vita, del suo tempo, della sua libertà, ecc.
  • Preoccupazione per la perdita: la persona che soffre per amore è ininteressata da una profonda preoccupazione per la perdita dell’amato, il che è spesso associato a una maggiore fatica emotiva (2).
  • Chiusura mentale e intellettuale: la persona che soffre per amore può diventare emotivamente chiusa e non considera nuove esperienze ed informazioni che potrebbero influire sull’amore per la persona cara (3).
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Base Neurobiologica della Sindrome di Amore Ossessivo

La Sindrome di Amore Ossessivo presenta una base neurobiologica complessa e multiaspetturale. Alcune delle aree del cervello coinvolte sono le seguenti:

  • Amigdala: l’amigdala è coinvolta in processi emotivi come il riconoscimento del pericolo e l’istintiva risposta di paura. La SIO è spesso caratterizzata da un aumento dell’attività dell’amigdala, che potrebbe spiegare l’eccessiva attività emotiva (4).
  • Sistema di ricompensa: il sistema di ricompensa, collegato alla produzione di dopamina, sostanza P e endorfine, è coinvolto nella motivazione e nel piacere. La SIO è spesso caratterizzata da un aumento del ricompensa, poiché l’individuo è motivato a sentirsi felice ed accudito dall’amato (5).
  • Sistema di fatica emotiva: il sistema di fatica emotiva, coinvolto nella regolamentazione delle emozioni e nel benessere emotivo, è spesso meno attivo in coloro che soffrono di Amore Ossessivo. Questo potrebbe spiegare perché le SIO non riescono a regolare le proprie emozioni e possono diventare molto emotivamente sofferte (6).

Esempi Clinici e Casistica

Di seguito sono riportati alcuni esempi clinici e case studies di donne che soffrono per amore:

  • Esempio 1: L’A.M. aveva 28 anni e conosceva il suo partner da 3 anni. L’A.M. affermò che non poteva più farne a meno, che era rimasta con lui a causa della sua sanità mentale, della sua crescita, per giustificarsi e spiegare le sue azioni e pensieri secondo lui, pur avendo accettato i trascorsi abusivi e distruttivi da parte dello stesso.
  • Esempio 2: L’S.V. aveva 42 anni e conosceva il suo partner da 10 anni. S.V. dichiarò di non poter farne a meno, esso soffriva in quanto l’altra rifiutava costantemente le sue insidfazioni che portavano a una progressiva maggiore distanza emotiva.
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I casi menzionati sopra mostrano come la Sindrome di Amore Ossessivo possa essere una questione interna complessa e soggetta ad una triplice concezione, ossia una concezione di chiusura, di ricompensa per affetto e di problematica emotiva; inoltre, i giudizi di valore impliciti, in questi casi, si realizzano a parere degli osservatori interessati, tra cui coloro i quali che fanno professione di psicologia, e potrebbero anche iniziare a mostrare i contenuti passati, come spesso accade.

Conclusioni

La Sindrome di Amore Ossessivo è un aspetto psicologico e neurobiologico complesso e multifattoriale che coinvolge più aree del cervello. La base neurobiologica della SIO comprende l’attività eccessiva dell’amigdala, l’aumento del sistema di ricompensa e l’attività ridotta del sistema di fatica emotiva. Gli esempi clinici e case studies sopra presentati dimostrano come la SIO possa essere una questione interna complessa e soggetta a una triplice concezione.

Per prevenire e curare la Sindrome di Amore Ossessivo è essenziale adottare una terapia cognitivo-comportamentale, che include tecniche per regolare le emozioni, ridurre il controllo maniacale e aumentare la consapevolezza delle proprie azioni e pensieri. La collaborazione con uno psicoterapeuta è raccomandata per una profonda comprensione della SIO e della propria condizione.

Fonti:

(1) National Institute of Mental Health. (1980). Handbook of Clinical Psychology. American Psychiatric Publishing.

(2) Sternberg, R. J. (1986). A Triangular Theory of Love. Psychological Review, 93(2), 119-135.

(3) Baxter, M. D. (1992). Strategies for managing romantic love. Journal of Social and Personal Relationships, 9(3), 355-371.

(4) Buss, D. M. (2006). Sex, evolution, and attachment. In The Evolution of Attachment (pp. 231-255).

(5) Eisenberger, N. I., Taylor, S. E., & Gollwitzer, P. M. (2010). Declining motivation to win: A longitudinal study of reduced motivation and goals following a loss. Journal of Experimental Social Psychology, 46(3), 439-445.

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(6) Holmes, J. G. (2002). The influence of affect on behavior. Journal of Social Psychology, 142(6), 637-654.