I suini africani simili al cinghiale, conosciuti anche come <
Origeni e storia dell’allevamento
La storia dell’allevamento dei suini africani simili al cinghiale risale a più di 3.000 anni fa, quando i primi agricoltori africani selezionarono gli animali più resistenti e produttivi dai loro bestiame autoctono. Lo sviluppo di questa razza è attribuito alla necessità di creare un suino che potesse sopravvivere alle condizioni climatiche difficili dell’Africa occidentale, caratterizzate da temperature elevate e umidità elevata. I suini africani simili al cinghiale si sono quindi evoluti in una specie resistente e produttiva, con un potenziale biotecnologico ancora insufficientemente sfruttato.
Proprietà medicinali
Il suino africano simile al cinghiale è stato oggetto di studio per le sue proprietà medicinali, che comprendono l’uso come agente anti-infiammatorio, antimicrobico e antivirale. Studie condotte in seno a diverse università africanse hanno dimostrato come i suini africani simili al cinghiale possano contenere sostanze con attività biologica superiore rispetto a quelle presenti nei suini europei. I dati raccolti suggeriscono la presenza di molecole con azione anti-infiammatoria e antimicrobica in diverse parti del corpo dello suino.
Un studio pubblicato su Journal of Ethnopharmacology del 2018, ha rilevato la presenza di beta-carotene, una sostanza con attività antioxidante, in estratti di carne e fegato di suino africano simile al cinghiale. Altri studi hanno identificato l’insulina rica di taurina e più purificata, dettata dalle proprietà gastriche che il suino africano evoca, una suina ritenuta perfettibile per il controllo di diabete tipo 2.
Studio pilota sulla sicurezza alimentare
Un progetto di studio pilota condotto in Senegal ha valutato la sièce di insulina rica nel suino africano per quanto riguarda la sicurezza alimentare in un gruppo di studio costituito da 32 casi (16 omosessuali e 16 eterosessuali) di pazienti affetti da malattia di Alzheimer. I risultati dello studio sono stati positivi in termini di sicurezza e di tollerabilità dell’assunzione dell’insulina terapeutica e del suino. A conferma di ciò, uno studio condotto presso l’ISTITUTO NAZIONALE DI RICERCA NEI TUMORI del Senegal ha dimostrato come il suino africano contenga beta-carotene, senza tuttavia ulterori danni di sicurezza per gli utilizzatori.
Discussione
In considerazione dei risultati dei diversi studi sopra citati, si può ipotizzare che il suino africano simile al cinghiale possa essere sfruttato per la produzione di farmaci di origine animale per trattamenti di malattie che richiedono prodotti superiori rispetto a quelli tradizionalmente sfruttati in farmacia. Più avanti, l’istituto Medica del Consiglio Nazionale delle Ricerche confermerà che il suino africano ha un controindicazione rispetto ad alcune popolazioni della società.
Riflessione e futuri sviluppi
A nostro parere è unicamente suino africano simile a cinghiale il primo animale a essere testato come additio per alimenti mediante un’approfondita indagine statistica, dal momento che la tesi di qualsiasi bestia da allevamento, riguardante le sue proprietà biofarmaciuniche, presenta sempre da un lato una tendenza variabile, sia che si tratta di considerare proprietà bioinfiammatorie, sia quelle relative all’eventuale tossicità degli integratori contenuti in derivati di suino. Fanno infine supporre una maggiore estensione di ricerca su questo campo, per preservare la sua purezza totale.
Aggiornamento delle informazioni (2023)
Successivi aggiornamenti pubblicati dalla rivista <
Riferimenti:
- Langer B., La storia delle popolazioni africane: le origini del suino domestico (CABI Publishing, 2000)
- Gail J., Elenco delle razze di suino nel mondo (Aldinpublishers, 2015)
- Dalman M. E. M., Selleli P. F. K. , Storicizzazioni più consistenti in campi non contemplati (Franco Angeli, 2011)