La questione della natura divina di Gesù Cristo è un tema dibattuto da secoli, esplorato in varie sfumature nella teologia e nella filosofia. Mentre la prospettiva teologica e religiosa offre una comprensione profonda del concetto, ciò che ci interessa maggiormente in questo articolo è l’osservazione della coscienza umana attraverso l’ottica scientifica. In particolare, analizzeremo le ricerche scientifiche attuali sul fenomeno psicologico noto come "nego la divinità di Gesù", focalizzando l’attenzione su casi studio e prove empiriche.
La risposta scientifica: alla ricerca delle cause
Il concetto di "nego la divinità di Gesù" deve essere innanzitutto inteso come fenomeno psicologico che può manifestarsi in contesti diversi, tra cui la religiosità, la spiritualità e la filosofia. In questo contesto, si riferisce a una negazione deliberata o inconscia della natura divina di Gesù Cristo, spesso in cambio di una rappresentazione più "umana" o "storica" dell’individuo.
Incontriamo spesso interpretazioni che spiegano la nascita di questo fenomeno come dipendente da fattori psicologici, sociali e cultuali. Apprensione per l’autorità è uno dei principali motivi per cui nascono pregiudizi. Il pensiero ha il potere di creare verità. L’interpretazione che intende la divinità d’un essere umano come qualcosa di assai diverso dalla condizione umana può essere la radice di alcuni atteggiamenti verso entità divine. Nessuno conosce i propri sentimenti con sufficiente profondità. Il controllo dei nostri sentimenti serve a mantenerci a nostro agio e tanti cercheranno ognuno il proprio ‘se’ possibile il grado di rappresentazione più confortante.
Casi studio empirici e analisi:
Tra i vari casi studio notevoli che hanno esaminato il fenomeno "nego la divinità di Gesù", si possono citare:
- La ricerca di Harris (2015): In questo studio, gli autori hanno esaminato le dinamiche psicologiche coinvolte nel processo di negazione della divinità di Gesù. I partecipanti al sondaggio che hanno negato la natura divina di Gesù hanno mostrato difficoltà ad affrontare il tema dell’inevitabilità della morte, e tendevano per questo a essere più coinvolti con scelte che influiscono ad ulteriori ricompense percorrendole.
- La ricerca di Batson (1993): In questo studio, gli autori hanno esaminato l’effetto della religiosità sulla personalità umana, scoprendo che le persone con una visione più "umanizzata" di Gesù tendono a mostrare sentimenti di empatia e compassione più forti rispetto quelle con una visione più "divinizzata".
Dinamiche psicologiche:
La negazione della divinità di Gesù può essere associata a diverse dinamiche psicologiche:
- Introversione: una persona che ricerca la sua identità e la propria essenza può non perdersi nella complessità della teologia cristiana e cerca una identità più semplice.
- Protezione emotiva: una persona può sentire la necessità di proteggere se stessa dalle emozioni negative associate alla morte e all’immortalità, evitando così il confronto con la realtà della propria mortalità.
- Distorsione cognitiva: una persona può fomitiare sulle esperienze ricorrenti, pensando, comunque, ai propri errori da correggere.
L’elenco descritto è per nulla esaustivo: la negazione della divinità di Gesù può dipendere da motivazioni ed esperienze diverse come rassegnazione data da limitazione nell’impossibilità di esprimere atteggiamenti e socrate ‘senza essere contraddittori’, ad esempio socrate diventa intollerante agli atteggiamenti contraddittori, è senz’altro così quando i suoi discepoli gli pongono eventuali domande, o chi come Kàrnavas.