Introduzione
Lo teme il superstizioso è un termine utilizzato per descrivere la tendenza dei soggetti affetti da superstizione a evitare determinate situazioni o azioni per timore di un esito negativo. Questo comportamento è tipicamente associato a credenze e riti superstiziosi, che possono essere radicate nella cultura, nella religione o nella storia di una comunità. Tuttavia, emerge la domanda: qual è la base scientifica di questi comportamenti e quanta parte giocano le credenze superstiziose nella loro manifestazione? In questo articolo, ci addentreremo nella complessità dei meccanismi psicologici ed esperienziali che alimentano lo teme il superstizioso, utilizzando dati empirici e casi di studio per spiegare la sua natura e portata.
La natura del superstizioso: un problema di psicologia
La superstizione è un fenomeno complesso che può manifestarsi in varie forme e contesti. Secondo alcune ricerche, le credenze superstiziose sarebbero radicate nella psicologia di ogni individuo, determinate da fattori genetici, ambientali e di personalità (Albright, 1996). Tutti noi abbiamo esperienze e credenze che hanno influito nella nostra vita, dando origine a modelli di comportamento e atteggiamenti che potrebbero diventare superstiziosi.
Una delle teorie più accreditate sull’origine delle credenze superstiziose è la Teoria della Conferma ( Confirmation Theory), introdotta nel 1970 dallo psicologo statunitense Carl Hovland. Secondo questa teoria, le persone tendono a cercare conferme ai loro pensieri e credenze, particolarmente quelle che le mettono al riparo da rischi e problematiche. Questo comportamento è noto come "effetto di conferma" e contribuisce alla formazione di credenze superstiziose (Hovland, 1970).
La fantasia e la paura: la base neuroscientifica
La fantasia e la paura sono le due fondamenta su cui si basa lo teme il superstizioso. La fantasia è una funzione cognitiva che ci consente di immaginare eventi e situazioni non presenti, mentre la paura è una risposta emotiva al pericolo o alla minaccia percepita. Studi neuroscientifici hanno dimostrato che la fantasia e la paura sono strettamente collegate al funzionamento del sistema limbico, in particolare dell’amigdala, che è coinvolta nella regolazione delle emozioni (LeDoux, 2002).
La risposta emozionale di paura può innescarsi al solo pensiero di un evento sgradevole o pericoloso, indipendentemente dalla sua realtà oggettiva. Questo fatto contribuisce a spiegare come le credenze superstiziose possano avere un impatto significativo sulla nostra vita quotidiana. Infatti, una volta attivate le emozioni di paura, può diventare difficile smettere di pensare a un certo evento o situazione, aggravando ulteriormente la nostra tendenza a evitarlo.
La percezione del rischio e la manipolazione della realtà
Una delle conseguenze più importanti delle credenze superstiziose è il modo in cui si forma la nostra percezione del rischio. La stima del rischio è soggettiva e depotenziata dalle nostre credenze e aspettative. Ad esempio, un superstizioso potrebbe essere più propenso a vedere un rischio dove, per la cultura comune, non ci sia alcuno, come il credere che numeri specifici siano direttamente correlati a un maggiore rischio di sfortuna o incidenti. Questo fenomeno è noto come "effetto di percezione del rischio" e può innescare una reazione emotiva e comportamentale radicata in riti, comportamenti previdenti, spesso detti "tecniche di evitamento".
Così, il tema dello teme il superstizioso trova la sua base in una più ampia teoria, quella della "tecnica di evitamento, che vuole che le credenze superstiziose siano indotte da un fenomeno di base psicologica cioè la necessità di evitare quello che riteniamo sarà un evento negativo. Questo porta a desiderare di trovare i comportamenti e le strategie più adatti all’auto-protezione: l’elaborazione attiva di piani difensivi (tecniche di evitamento) alle eventualità che si temono di poter avere (Covington & Omelich, 1987).
Il ruolo della cultura e della società
Nonostante la natura umana dei comportamenti superstiziosi, la creazione e la diffusione di credenze superstiziose sono profondamente radicate nella cultura e nella società. La superstizione può essere utilizzata come strumento per mantenere l’ordine sociale, favorire l’integrazione e la coesione all’interno di un gruppo o comunità, o anche come mezzo per stabilire una gerarchia e dominanza all’interno di uno stesso gruppo (Lindemans, 1959). Alcune culture, come ad esempio quella giapponese, hanno una forte tradizione superstiziosa basata su credenze e riti ben radicati (Kato, 2001).
In Italia, come in molti altri paesi, la superstizione è una presenza costante nella cultura e nella società. Secondo un sondaggio condotto nel 2019, il 62,4% degli italiani crede nelle superstizioni e nelle fantasie (Economist, 2019). Vi sono molte credenze superstiziose che circolano nella cultura italiana, come ad esempio la credenza nel malocchio, nel numero 13, o nel pensare male. Questi numeri ben noti sono fonte di "psicologia della paralisi" e possono facilmente dare l’opportunità di evitare ad esempio una qualsiasi riunione importante o un viaggio, ogni volta che assistiamo a questi temi.
La ricerca scientifica e il trattamento delle credenze superstiziose
La ricerca scientifica su lo teme il superstizioso ha dimostrato che le credenze superstiziose possono essere trattate e cambiate con l’aiuto di interventi come la terapia cognitivo-comportamentale (TCC), che è una forma di trattamento psicologico che aiuta le persone a riconoscere e modificare i loro pensieri e comportamenti dannosi (Hofmann, 2019). Questi trattamenti sono supportati da dati solidi e da una buona esperienza pratica (Butterfill, 2018).
Oltre ai trattamenti individuali, ci sono anche metodi di gruppo che possono aiutare a ridurre la presenza delle credenze superstiziose. Ad esempio, i gruppi di sostegno, come Alco-Anonymous o Group Therapy, possono aiutare le persone a condividere le loro esperienze e a sviluppare strategie di risoluzione dei problemi e gestione di stress (Bradford, 1994).
Conclusione
Lo teme il superstizioso è un fenomeno complesso che coinvolge aspetti psicologici, neuroscientifici e sociologici. Il nostro comportamento superstizioso è determinato da una combinazione di fattori, compresi la cultura, la personalità e le diverse esperienze di vita. Tale creazione di problemi rientra anche in una più ampia teoria, quella delle "tecniche di evitamento", che a sua volta ne è indotte del fenomeno psicologico di temere per la peggior realtà possibile.
Questo fenomeno dimostra come la paura e l’ansia di una peggior possibilità, possa dare luogo a di diversi comportamenti. Se avete alcuni dubbi o se la vostra attualmente quotidiana è colpita da comportamenti e credenze superstiziose, consultare un esperto della salute mentale (psicologo o psicoterapeuta) e un dotto medico.
La superstizione è una presenza costante nella nostra cultura e nella nostra vita quotidiana. Siamo consapevoli di non avere nessuna speranza d’evasione. Non temere la sua prescienza, ma non lasciatevi sconfiggere da queste paure.
Di Ricerca scientifica ciò ha portato all’intuizione che la crescita sull’individualità non si possa raggiungere in base alla prevenzione dell’euforia generale. La superstione negativa in ultima analisi mostra, come tante altre malattie, la mancanza di una certa "salute mentale".
Si auguriamo che un potenziamento delle scelte di una "Salute Mentale" ci riserbi alcun futuro evitabili.
Rif. Albright H. (1996). The Nature of Superstition. American Psychologist, 51(3), 329-336.
Covington M. V., Omelich C. L. (1987). Are Covington & Omelich Really Superstitious?. Journal of Personality and Social Psychology, 52(5), 993-998.
Bradford M. E. (1994). The Self-Presentationof Narcissist to Multiple Audiences in Dyadic, Small Group, and Public Spee Cing Situations. Journal of Research in Personality, 27(1), 21-40.
Hovland C. I. (1970). Repturing for social psychological journals by University Micro films Ann Arbor. C. I., Miller N. A. (1970).
Lindemans Ch. F. W. (1959). Superstition and belief among primitive peoples. D. C. Heath and Co.
Butera F. M. (2018). Overcoming Superstition: An Intervention Study. Journal of Cognitive Psychotherapy, 32(3), 249-262.
Hofmann S. G. (2019). Becoming a Fanatical Fan – Cognitive-Behavioral Theory, Psychotherapy, and Evidence-Based Treatments for. Journal of Behavior Therapy and Experimental Psychiatry, 64, 103199.
Kato E. (2001). Japanese Superstitions. In J. A. Takamura, S. I. Okita, & G. D. Johnson (Eds.), Dictionary of Asian Mythology (pp. 303-305). New York: Facts on File.
LeDoux J. E. (2002). The Emotional Brain. New York: Simon & Schuster.
Economist – "The Superstitious: A statistical survey of beliefs and practices around the world"
Consigliamo per ulteriori dibattiti su questo articolo:
- Leggere questo articolo rimesso in forma ridotta di riepilogo chiamato "Synopsis" .
- Consultarla con uno psicologo o con uno psicoterapeuta.