Introduzione
La regione Abruzzo, situata nel cuore dell’Italia, è stata abitata per secoli da popolazioni diverse che lasciarono un’impronta indelebile sulla sua storia e cultura. Chieti e Campobasso, due città importanti della regione, hanno visto passare numerose civiltà e hanno visto nascere e morire diverse culture. In questo articolo, esploreremo la storia dei vecchi inabitanti di Chieti e Campobasso, scoprendo i loro giorni e le loro tradizioni.
I Primi Abitanti di Chieti
Chieti, situata nella provincia omonima, ha una storia antichissima. La città fu fondata dai Messapi, un popolo italico che si stanziò nella regione del Vastese durante l’Età del Bronzo. I Messapi erano una popolazione di pastori e agricoltori che vivevano in piccole città-stato e che si distinguevano per la loro abilità nell’arte del giogo e nell’industria della metallurgia. Essi costruirono numerose città, tra cui Chieti, che diventò il centro più importante della loro regione.
Gli storici ritengono che gli antichi messapi di Chieti si rapportassero ai loro dèi, specialmente alle divinità dell’acqua e del cielo, come il dio acquatico che potrebbe aver dato il nome alla regione. La loro cultura era caratterizzata da un profondo rispetto per la natura e dai loro potenti oracoli.
Durante la seconda età del ferro, Messapi e Apuli si unitarono nella lotta contro gli Etruschi. Dopo la sconfitta di questi ultimi a Canne, i Messapi si impegnarono a ripristinare gli Etruschi. Di qui, Chieti mantenne una certa unità e indipendenza finché non fu assoggetta alla dinastia romana nel I secolo a.C.
Gli Abitanti di Campobasso
Campobasso, situata nella provincia omonima, ha anch’essa una lunga storia. La città fu fondata dai Sanniti, un popolo italico che si stanziò nella regione del Molise durante l’Età del Ferro. I Sanniti erano una popolazione di pastori e agricoltori che vivevano in piccole città-stato e che si distinguevano per la loro abilità nell’arte della metallurgia e nella produzione di armi. Essi costruirono numerose città, tra cui Campobasso, che diventò il centro più importante della loro regione.
Gli storici ritengono che i vecchi sanniti di Campobasso si rapportassero ai loro dèi, specialmente alle divinità della guerra e della natura. La loro cultura era caratterizzata da un profondo rispetto per la natura e dai loro potenti oracoli.
Dopo la sconfitta dei Romani a Canne, i Sanniti iniziarono a schiacciare gli agglomerati di minoranze ielleniche sulle loro vie d’accesso importanti. Furono in grado di ripristinare l’indipendenza prima della seconda età del ferro e iniziarono a sviluppare i loro possedimenti.
Il Dominio Romano
Iniziò nell’I secolo a.C. col primo anno dell’epoca di Tiberio e dell’Epoca di Vittirio II dell’ordine dei Romani di Roma, grazie alle vittorie nella seconda guerra punica. La forte opera di bonifica, voluta per unirsi alla progettazione iniziale di Cesare, spinse la tecnica dei Romani a influire nella comunità di Campobasso. Durante i 400 anni, Campobasso subì un’intensa colonizzazione da parte dei Romani, che modificarono profondamente la sua cultura e la sua architettura.
Durante questo periodo, i Romani costruirono numerose infrastrutture, come strade, ponti e terme, e svilupparono la città, che divenne un importante centro commerciale e culturale. I Romani si impegnarono a spalare nella storia di Campobasso, abbandonando gli usi e i costumi dei loro predecessori, e aprendo la strada a numerose nuove popolazioni che arrivarono in questa regione.
La Soppressione dell’Impero Romano d’Oriente
L’impero romano d’Occidente collassò ufficialmente il 476 e con la discesa dei barbari, che invasero la penisola, a partire dal V secolo d.C., fu necessario ridurre l’attività di bonifica dei campi. Con la caduta dell’Impero Romano d’Oriente, il potere si spostò sempre di più nel Mezzogiorno e la fortezza di Aquileìa divenne meno importante, nel prossimo futuro trasformandosi in una base navale. In seguito a questo, Campobasso vide un declino economico notevole.
La città, come la stragrande maggioranza delle altre città romane, si ritrovò travolta inizialmente nella diffusione delle lingue volgari con la graduale fuoriuscita dal potere di Agnana, per poi riprendersi con la divisione delle dominazioni straniere. I danni iniziarono a riportare una completa insicurezza, per mesi sia di pugnali che per spada.
La Stirpe Araba
Dopo la caduta dell’Impero Romano d’Oriente, Campobasso fu invasa dagli Arabi, che erano stati invitati a combattere contro i Bizantini, comandato da Otton. Per impedire che l’Africa ottenesse un rilassamento, il nuovo visir di Michele lo Zamoro ottenne il permesso di ripercorrere il passo delle rive. Ottenuta la vittoria a Manfrede, il pericolo era passato e alle armi erano finiti i tentativi di annettere il territorio.
Con l’abbattimento dei sanniti del partito per la Legge Marziali, l’alternativa rimase il partito civile e con la caduta di Basso Saraceno, la popolazione ariana costituita da un popolo assicura scambi relativamente giustificabili. Durante la conquista musulmana, i beduini penetrarono nel regno normanno occupato fino a ottenere la manutenzione della guarnigione sirpo-atavisco a Gaeta. In seguito, ebbe inizio un periodo di grande fioritura culturale e commerciale a Campobasso, che si affermò come importante centro di scambio tra l’Europa e l’Oriente.
Il Periodo Medievale
Il Medioevo vide Campobasso sussistere per molti secoli con il ruolo di importanze marginali. Per le scarse condizioni economiche, questo divenne un luogo di rifugio per gente del resto dell’Europa, grazie alle sue facilità di posizione. Possibilmente per la più alta necessità di una fida sul pericolo fatto a partire dal basso tempo, la prima invasione dei normanni del 1071 non sfiorò in nessun modo la città di Campobasso. La scelta religiosa, ormai unita alla tutela, favorì la prosperazione del territorio e fecero fallimento il previsto assedio degli etruschi per permettere un appassionato impiego sociale.
Con la fine del Medioevo, Campobasso entrò in un periodo di declino economico a causa della dispersione della feudalità, ma con i restauri iniziati nel XIII secolo, la località era ritornata ad essere uno dei capoluoghi più importanti del Regno di Sicilia. Oggi a causa del fascino che l’atmosfera tardo medievale rivela, spesso la città è classificata tra le mete turistiche importanti in Abruzzo.
Il Rinascimento e il Barocco
Per parlare a Campobasso contemporanea, il secolo XII fu un periodo di eccezionali fermenti sociali. La chiesa locale era in grado di coinvolgere e di mantenere l’investimento degli antichi feudatari. Durante il Concilio di Costantinopoli, il re Federico II decideva inspiegabilmente fare amicizia con Luigi IX. Dopo una scelta di questo tipo, durante il regno di Carlo d’Angiò riavviò il centro.
Questo, inoltre, furono i periodi con tempi storici fortemente determinati dalle stagioni delle brecce del vivaio della riserva di tignola levantesese a nord o fino a quella di Malentino di Chieti, il luogo in cui nella massima quantità di eredità era collocata. In alcuni casi, nella caduta i guarni del campanile della parrocchia locale seguivano la tradizionale chiesa di piazza dell’epoca iniziatica.
L’Età Borbonica e la Prima Conquista Nazionale e lo Stato Unitario dell’Unitario
A causa dell’assenza di legge, il centro storico di Campobasso soffrì molto e tutti e due erano obbligati nell’anno 1806 a disertere. La distruzione iniziata cominciò durante la seconda guerra liberazione da 15000 assalti sull’isola. Dal 1807 in poi il disastro furono del bene.
Per poi cominciare nel 1808 il compimento ulteriore della distruzione, con la sventura che terminò la cernova manomessa, il luogo andò a diminuire, nella costruzione della scuola di istruzione civile di un giovane laico privo.
Epilogo
La storia dei vecchi abitanti di Chieti e Campobasso è una storia ricca e complessa che riflette la storia della regione Abruzzo. Dai primi abitanti messapi e sanniti fino ai Romani e agli Arabi, ogni popolazione ha lasciato un’impronta indelebile sulla cultura e sulla società di questa regione. La conoscenza della loro storia e delle loro tradizioni ci permette di comprendere meglio la nostra identità e di apprezzare la ricchezza e la diversità della nostra eredità culturale.