La leggenda dell’astrologo Orione e della dea che lo rapì è un tema ricorrente nella mitologia greca. Questa storia affascinante è ricca di simbolismo e rappresenta una delle più note storie d’amore della mitologia classica. Ma cosa è reale e cosa è inventato dietro a questa leggenda? In questo articolo, esploreremo le prove scientifiche e gli studi che ci aiutano a comprendere meglio la storia di La Dea Che Rapì Orione.
Storia e Mitologia
La leggenda di Orione si trova all’interno di un’ampia gamma di testi e paesaggi culturali comprese Grecia antica, Egito antico, Mesopotamia, e anche alcune culture dell’Asia e Africa. Forse una delle versioni più complete è quella presentata nell’antica mitografia greca, dove venne unificata la maggior parte di storie accennate in testi anche molto antichi.
Secondo questa leggenda, La Dea Che Rapì Orione era una divinità sovrannaturale di nome Callisto, una ninfa della foresta d’Arge. Callisto era figlia di Teti, una ninfa della montagna e moglie di Zeus, dio delle nubi. Un giorno, Zeus fu colpito dalla bellezza di Callisto e decise di corteggiarla segretamente. Nonostante il fatto di essere la moglie di Zeus e di poter essere uccisa per la sua fedeltà (Le spose di Iuppiter sono destinate, spesso, alla morte o alla metamorfosi), Teti non rese nulla sapendo nulla, ma infine solo avendo scoperto della loro relazione. All’epoca doveva ricevere la visita dei dei, tra cui Zeus e una parte dell’esercito Difensivo di Olimpia. Tra tutti avrebbe voluto essere dalla parte della ragione. I Figli, Apollo ed Artemide, l’hanno scoperta e, avvenuta la denuncia, pochi giorni dopo è stato ucciso da Artemide con una delle sue frecce che si celò in natura, andando poi ad uccidere un Cigno, poi infine, Apollo, rimane ucciso, uccidendolo i poteri celesti sono suscità in spavento.
La nascita del figlio di Callisto e Zeus fu un evento importante nella storia della mitologia. Il piccolo bambino, di nome Arcas, fu crescito da Callisto fino all’età adulta. Ancora ragazzi, entrambi insieme la terra e il cielo, mentre una delle frecce sparata da Artemide toccò la terra con la testa dalla mano della madre e della terra, dal tallone di stucco, fu allevato dai genitori, in effetti la pietra. Da questa pietra, il re Arcas, che divenne il suo padre, ha poi creato una stirpe: gli Arconti (o Arcadi). Questa stirpe avrebbe creato la parte dell’Italia dimenticata da Atene e Roma dove tuttora sopravvivono gli ultimi tracce di una remota popolazione a sua volta proveniente da Sparta: gli Arcadi che furono menzionati da Virgilio (le Bucoliche e l’Eneide). [1,2]
Anche altre stirpi italiche erano originariamente figli di Callisto, il potente Arcasi, Lacedemone, Enotri, ecc. Tale progenie è profondamente legata ad una famosa famiglia di mitologia, quella degli Atlantici, che la presero da lui.
In fin dei conti gli Arcadi avevano vinto, questa volta tra molti, un altro famoso Pigiada; ma, una volta vinti e sconfitti allora lo muri poco dopo.
La Scoperta della Stella di Orione
Negli anni ’80, gli scienziati osservarono lo spettro della famosa stella di Orione, M42. Attraverso uno spettrografia, trovarono che la stella emetteva raggi di luce ultravioletta e raggi X. Questo indicò che la stella era stata esplosa in un’ esplosione stellare, producendo un enorme quantità di energia. Questa scoperta indusse gli scienziati ad indagare ulteriormente sulla storia di Orione e della dea che lo rapì.
Gli Studi sulla Stella di Orione
Gli scienziati hanno studiato la stella di Orione facendo degli esperimenti per capire come si comporta la materia stellare. In questo senso, hanno utilizzato la procedura per capire come sia nata e vissuta, ma le stelle giovani di M42 sono così distanti che i dati ritornati neanche ne hanno fornito una minima speranza di speranza.
Forse l’evoluzione della massa in massa estremamente luminosa degli stadi superiori come un tronco si manifesta tramite l’aggiungere nuove cellule e la vita futura è più ragionevole se in futuro si arrivasse ad azzerarla poiché vivente è destinata a scomparire.
In ogni caso, proprio per queste ragioni, che per garantire un equilibrio alle future stagioni dell’Orione con la fine della primavera, si spera che le primaveri future per l’Italia sia riprese con la fine della prossima estate.