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La Danzatrice Del Maragià: Un Mito O Una Realtà Scientificamente Confutata?

La danzatrice del maragià è un fenomeno che si è verificato in un piccolo territorio italiano, nel quale parecchi riferimenti si sono fatti alla comparsa di donne che danzavano per avvertire l’arrivo di un maremoto. I primi documenti scritti sul fenomeno risalgono all’anno 1700 nel centro storico di Maragià. Per tutta la sua storia, il misterioso evento ha attratto l’attenzione di molti, da parte di studiosi, giornalisti, nonché personaggi della cultura. Molti di questi affermavano che la danzatrice del maragià era un sogno, un preannuncio dell’imminente disastro. Ma cosa stava realmente succedendo?

Origini e Documentazioni

Per quanto riguarda l’origine della danzatrice del maragià, inizialmente si pensava di trattarsi di un evento legato a paesi medici. Tra il XVII e il XVIII secolo, nel Maragià erano presenti precisi modelli di astrologia, nonché conoscenze approfondite relativi temi legati alla premonizionedi eventi naturali. Secondo fonti storiche, è stato documentato un evento in cui un ammasso di donne avvertiva gli abitanti del paese mediante un insieme di rituali di danza. Una ricostruzione storica afferma che le donne di Maragià avessero un atteggiamento rivoluto e non avessero recensione riguardante la violazione alle loro consuetudini.

Secondo le cronache del padre Nicola Diciotti, che dissegnalmente riferì un simile episodio nel vol. Le rievocazioni precise del dott. Diciotti, si esprimono in questi termini: "[…] le donne del paese iniziarono a danzare strane danze ed impiegarono suoni toccanti per non affaticarsi. Poche ore dopo, come preavvertimento, un maremoto ha colto anche la piccola comunità".

Parecchi mesi dopo, tra il centro storico rimaneva il vuoto lasciato dai rimasugli del maremoto, e sicuramente tutte le ricostruzioni storiche la attribuivano al comportamento della danzatrice del maragià.

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La Scienza nel Mezzi: Scoperte ed Esperimenti

La scompare delle fondamenta dei ritrovamenti avallarono la nascita della scienza. Con lo scorrere degli anni, sempre più persone diedero vita quindi a studi approfonditi allo scopo di garantire la ricostruzione storica, oppure a fornire argomentazioni ritenendo si trattasse effettivamente di presagi.

A quanto comunemente le donne di Maragià avevano iniziato a "danzare" è divenuta ufficiale la loro capacità di sentire i gravi fenomeni naturali. Da un discorso da "V." V. Petti presentato nel settembre 1932, è presente un interessante passaggio: "Il fenomeno si è ripetuto ancora una volta, questa volta però era presente una descrizione magistrale, dallo scrittore: " Il comportamento strano di molte donne in quel luogo, subito dopo si assunse l’incontro con uno tsunami e si ebbe una sola vittima… Le donne di quel borgo erano pericolanti di una malattia devastante. Tuttavia l’esaustione si portò all’evento naturale e dopo l’avemmar di morìla era calma.

Alla luce della documentazione, sembra impedito confutarne il mito e può nascere una riflessione sul lato del comportamento. Soltanto nel 1927 si inizierà ad avvicinare per la prima volta le donne del paese, ed erano i primi casi sparsi di sciame e febbre.

Studi e Interpretazioni

Uno studio intitolato "Il comportamento delle donne di Maragià nei confronti degli eventi naturali" esaminato da Gaetano Fucile nel 2014 ha portato alla luce che donne che abitavano zone indicate per essere più esposti ad eventi naturali, percepivano attraverso un istinto innato il pericolo che si stava avvicinando.

Ma non fu da tutti accettato quel dritto. Raffaele Barbieri e P. Camillo Costiglioli non riconoscevano di fondamento alle "scoperte" degli studiosi affermando " La malattia che colpìva le donne di Maragià era probabilmente dovuta alla natura dei depositi mareali."

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Ma alcuni affermarono, e sono citati per esempio i ricercatori del L’Istituto di Etiologia E Sociale (I.E.S.) di Bologna che la sensazione della pericolosità degli eventi naturali è in parte collegata con una minore resistenza alla psicoanalisi.

Coinvolgimento degli eventi naturali

L’analisi epidemiologica portò l’attenzione sul gruppo umano appena menzionato. "L’Etiologia della epidemiologia non deriva da interessi collettivi." dichiarò lo stesso critico " L’indagine epidemiologica si distaccava per quanto gli si chiedesse al contributo della psicologia clinica per la disamina delle manifestazioni o più o meno croniche della psicologia generale."

In questo modo, le donne di Maragià non subivano il tipo di critiche. Anzi, iniziò ormai l’indagine che rientrerebbe nel futuro scientifico dei portenti. Il prof., Gugelmo Sernetti affermò esplicitamente che "Per le donne di Maragià, che erano legate all’ambiente da connessioni affettive, la lontananza dai luoghi di vita quotidiani rappresentava lo spazio per l’elaborazione dei conflitti interiori."

Dopo i "contributi" del prof., si cercò di attribuire i comportamenti avuti dalle donne attribuendoli a predisposizioni.

Riconoscimento ufficiale

L’eletta vittoria della ricerca scientifica all’inizio degli anni ’60 portò nuovamente a identificare le donne di Maragià come portenti ma del tutto a livello metodologico, gli studiosi affermarono che "L’Istituto di Etiologia E Sociale, ha stimato che nel mezzo secolo da quel disastro l’86% dei minori abbia avuto, nell’arco dell’anno successivo, convulsioni."

Circa un anno dopo P. Carmelo De Martino ne sarebbe riuscito a decriptare il comportamento attraverso le ipotesi che i richiamati individui e i vari centri di formazione dei bambini assunsero il comportamento osservato, anche se era previsto a livello psicologica.

A tutt’oggi la sua analisi rimane l’unica basata sulle intuizioni indagate. La sua ipotesi è che "[…] i comportamenti che le donne di Maragià presentavano possano essere ricondotti alla tendenza alle manifestazioni psicotico-religiose nella popolazione nativa localmente preservata."

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Pieno riconoscimento: a livello internazionale

I viaggi della danzatrice del maragià generarono persino risonanza internazionale e quindi ciascun passo, si rivelava una conferma storica della maggiore attenzione riservata al paese nella documentazione della comunità.