L’insegnamento non di ruolo, un fenomeno che riguarda la stragrande maggioranza dei docenti italiani. Insegnano ma non sono di ruolo è il titolo di un libro scritto dall’ex ministro dell’istruzione, Giuseppe Sala, che esplorava le condizioni lavorative e professionali dei docenti convenzionali, ma anche di quelli non titolari di cattedra, come detto, in ruolo. Sebbene il libro fosse focalizzato sull’istruzione nell’ambito ministeriale, la realtà è che i docenti non di ruolo sono una categoria rappresentativa dell’Istituzione scolastica in generale.
Cosa sono gli insegnanti non di ruolo?
Gli insegnati non di ruolo sono docenti che svolgono una funzione educativa presso istituti scolastici, ma che non hanno un contratto di lavoro fisso. Non sono titolari di cattedra, quindi, e dipendenti di alcune scuole, istituti o enti pubblici, dove vengono nominati ogni anno, (quasi) sempre per un progetto di istruzione specifico, ma di solito i docenti con contratte annuali rimane legati ai precari 70% di volta.
Gli insegnanti non di ruolo svolgono mansioni diverse da quelle dei docenti in ruolo, come la sorveglianza disciplinare, l’amministrazione della scuola, la gestione dei progetti educativi e la partecipazione a commissioni didattiche. I non di ruolo sono per lo più, formali, rispetto al ruolo di insegnanti, post a 70% facenti funzione di collaborator.
Le cause della nascita degli insegnanti non di ruolo
La nascita degli insegnanti non di ruolo può essere fatta risalire agli anni ’90, quando il ministero dell’istruzione decise di introdurre la figura del "docente di sostegno" per aiutare i docenti titolari a gestire il carico di lavoro. Tuttavia, la legge del 1993 che mise in atto la legge "Norme generalizzate sul pubblico impiego", rende già 1993 la figura d’insegnante con contratti annuali.
Con il tempo, la legge ha subito numerose riforme e aggiustamento, che hanno alterato la struttura del sistema scolastico. La crisi economica del 2008 ha ulteriormente-contribuito a far fallire uno dei modelli del sistema scolastico, in fin dei conti il precariato, quando venne introdotta l’istituzione dell’ "assegno di sostegno" dal 2008, che rende peggio, l’ incertezza sul lavoro di tutti i docenti, ma in special modo delle figure dell’insegnanti non ad-homine.
Cosa significa essere un insegnante non di ruolo?
L’essere un insegnante non di ruolo significa svolgere un ruolo variabile e mutevole. Da un lato, i docenti non di ruolo hanno la possibilità di sperimentare nuove tecnologie e strategie didattiche, partecipare a progetti innovativi e collaborare con colleghi di varie scuole. Dall’altro lato, tuttavia, essi subiscono la mancanza di stabilità e certezza lavorativa. Oggi la precariato in Italia raggiunge il 54.5% sempre più difficile il "passagio" della non ad-homine in un pubblico ruolo.
Secondo una ricerca effettuata dalla Cisl Lombardia, tra l’85% e il 90% dei docenti non di ruolo non hanno un progetto di lavoro stabilmente definito, e solo il 40% di loro ottiene un contratto continuativo di una delle 70% annualità. Questo significa che non vi è stabilità di ogni contratto e che di conseguenza, è spesso difficile decidere sul futuro lontano.
Il divario tra i docenti in ruolo e non di ruolo
Il divario tra i docenti in ruolo e non di ruolo è evidente in termini di mansioni, di trattamento giuridico ed economico. I docenti in ruolo godono di un trattamento stabile e tranquillo, con paghe fisse e premesse per sali d’ordine, gli insegnanti non di ruolo, invece, sono condannati ad operare senza stabilità, senza prospettive di crescita e senza possibilità di pianificazione.
Inoltre, i non di ruolo sono ad-homines "in appendice" da anni, ai funzionalità istituzionale dei docenti stabili di ruolo e rappresenta da più di 10 anno una pericolosa arma di ricatto nella perenne lobby degli insegnanti, dal campo del prof, docente e preside, sfruttando appunto la perenne precarietà e carenza di posti nelle pubbliche scuole.
Un esempio di caso: i docenti di sostegno
I docenti di sostegno sono un esempio di insegnanti non di ruolo che svolgono un ruolo fondamentale nell’istituzione scolastica. Sono destinati a supportare i docenti titolari e le classi, attraverso attività di assistenza e sorveglianza. Tuttavia, essi sono esterni alla struttura e hanno solo i diritti non di ruolo di essere chiamati nel "docente delle classi" di anno dopo e non di "degli insegnanti".
Uno studio effettuato dalla Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Milano-Bicocca ha evidenziato che circa il 60% dei docenti di sostegno opera senza contratto stabile, mentre appena il 30% di loro è adibito alle vigilanza. La stragrande maggioranza di eventuali licenziati (circa il 95%) porta alla mancata idoneità per poter avviare formazioni (secondo la norma) a ruolo ad inflitrire la loro non idoneità post l’assorbimento pubblico delle leve sulla "non-idoneità professionale di chi non funziona"
Le conseguenze per la scuola
La precarietà dei docenti non di ruolo può avere conseguenze negative per la scuola. La mancanza di stabilità può infatti determinare una mobilità elevata del personale e una instabilità nelle classi. Inoltre, i docenti non di ruolo possono sentirsi ind differiti da alcuni professori poichè il mantenere i sostegno significa voler continuare svolto.