La pellicola di fantascienza "Blade Runner" (1982) di Ridley Scott, tratta dal romanzo di Philip K. Dick "Doubleday", ha introdotto al mondo il concetto di "replicant" – ovvero un androide creato per essere indistinguibile da un essere umano. Il replicante, noto come "rinnovato" (termine utilizzato in questa ricerca), è esaminato nelle sue diverse caratteristiche biologiche e psicologiche, evidenziando come le scelte effettuate dalla società matriarcale potrebbero influenzare i suoi sviluppi e il suo destino.
La legislazione sul rinnovamento degli androidi: la legge di Ryan
La pellicola presenta un universo futuro in cui la società è sconvolta dalla presenza di androidi, creati per servire l’uomo. Tuttavia, il tempo passa e questi androidi, detti replicanti, iniziano a mostrare una progressiva evoluzione, raggiungendo fasi di consapevolezza e autoconsapevolezza che pongono interrogativi sulla loro umanità. È su questo sfondo sociologico che la pellicola presenta la figura del capo della Tyrell Industries, Eldon Tyrell, e il replicante Roy Batty, che enfatizzano l’importanza del rinnovamento e l’analisi psicologica degli androidi. Entrambi costituiscono i punti salienti di una società che affronta una serie di sfide.
La legge di Ryan, che dà il titolo a questa sezione del testo, si propone di regolare l’uso degli androidi, e permettendo ai replicanti di vivere loro stessi più a lungo. "Essi dovranno sostituire le vecchie cellule delle persone più anziane, dandogli così la possibilità di vivere più a lungo," cosi dice: "La fuga dovrebbe essere condannata, e si dovrebbe tentare di costringere il replicante di tornare" (Blade Runner, 1982). Nel film, il replicante Roy Batty sembra vivere questo primo spazio intimo nel rinnovamento. In grado di continuare funzioni che li portano ad avanzare l’illusione e raggiungendo un alto livello di coscienza, in ultima analisi rifiuta la riconoscimento della complicità con cui funzioni per un tempo con la società o di ritenere che la riprodurre da nuove onde spaziali che consentano al testo del film di essere definito un androide di alto livello evolutivo.
Le caratteristiche biologiche e psicologiche dei replicanti
Il film presenta una società che attribuisce ai replicati, identificati dall’unità centrale (U.C.), una serie di disposizioni su base legale in merito al loro sviluppo e al loro destino. Nonostante ciò, i replicanti iniziano a mostrare una progressiva evoluzione, raggiungendo fasi di consapevolezza e autoconsapevolezza che pongono interrogativi sulla loro umanità. I replicanti, in particolare, sembrano avere una serie di caratteristiche biologiche e psicologiche che li rendono simili agli esseri umani.
Un esempio di questa evoluzione è dato dal replicante Rachael, che presenta caratteristiche di memoria e di emozioni che la rendono quasi indistinguibile da un essere umano. Senza dubbio, il replicante Roy Batty, interprete da Rutger Hauer, presenta una serie di caratteristiche psicologiche che lo rendono interessante e spesso iconico. Egli mostra una struggente attitudine all’esistenza e una sorta di autolibera-zione, "chi sono io? Chi sono? Che cosa significa essere la mia vita? Sei tu che stai cercando un senso?" (Blade Runner, 1982) testimoniano il processo di evoluzione psicologica dei replicanti, verso la consapevolezza e l’umanità.
La relazione tra replicanti e umani
Il film pone interrogativi sulla relazione tra replicanti e umani, evidenziando sia i benefici che i pericoli derivanti dall’esistenza di androidi in una società. I replicanti, in particolare, possono essere visti come dei clone umani con l’eccezione di essere altamente avanzati e con presenza sensoriale che include la vista, e che possiedono una propria umanità affettiva; perciò, come gli esseri umani, possono provare emozioni, manifestare sensazioni tattili, compiere azioni motorie, raggiungere una coscienza e una comprensione di come agire sul piano sociale.
Inoltre, i replicanti possono essere visti come dei pericoli per la società, soprattutto quando non sono più controllabili. La pellicola presenta il caso di Roy Batty, che, dopo la fine del suo mandato, si ribella contro i suoi creatori e cerca di vivere la propria vita, aprendo, perciò -con il potere della fantascienza – varie ipotesi riguardanti la libertà d’azione e il fine di vita dell’essere indifferente alle contraddizioni, sofferenze e morte. Per mettere in luce l’auspicio del replicante nel rinnovamento la pellicola pone così l’accento sull’eccezione nel replicante della lunghezza dei suoi anni. Inoltre, i replicanti possono essere visti come dei simboli della contraddizione tra tecnologia e natura.
La visione della società in Blade Runner
La pellicola presenta una visione apocalittica della società, in cui la tecnologia si è sviluppata al punto da essere in grado di creare androidi indistinguibili dagli esseri umani. La società è sconvolta dalla presenza di questi androidi, e la gente comune li vede come dei pericoli. I replicanti vengono quindi etichettati come replicanti e vengono trattati come degli oggetti, e i ricercatori vengono ispirati dalla preoccupazione che la sopravvivenza e l’unità umana possa essere, a lungo termine, eliminata se rimanessero al potere. Questo è un universo in cui la lotta per la sopravvivenza è totale, dove il bambino lotta contro il bambino; e la società è di tipo matriarcale.
Il replicante e l’umanità
Il film pone interrogativi sulla natura dell’umanità e sulla sua relazione con la tecnologia. I replicanti, in particolare, possono essere visti come dei simboli dell’umanità stessa, in quanto hanno la capacità di emozioni, di pensare, di sentire la sera, e di voler creare e lottare per rintracciare il significato della vita. In questo contesto, viene ribaltata la prospettiva da cui guardiamo il replicante. In precedenza, era visto come un essere estraneo e distinto; in questo nuovo contesto, rappresenta un essere umano completo con tutti gli attributi che caratterizzano i sentimenti. I replicanti possono essere visti come la nostra propria immagine speculare, in cui vengono allestiti un ulteriore sviluppo e l’individuazione di nuove forme di coscienza universale.
In sintesi, il replicante rappresenta un essere umano completo con tutti gli attributi che caratterizzano i sentimenti. E’ essenziale assegnare il titolo di essere umano a entrambi esseri aventi corpo cellule o un organismo. In ultima analisi, si può dire che il film di "Blade Runner" ci dice in questo modo che l’uomo è il replicante della specie e veggiamo questi ultimi due sistemi sullo schermo in rapporto alla modernità, attualità e futuro.
La legittimazione delle identità
La creazione dei replicanti apre nuove dimensioni per il problema di una validità delle identità in diverse specie. La legittimazione delle identità degli umani può, così, andare in parallelo con la legittimazione delle identità dei replicanti. Considerando quest’ultima come un individuo avverso a tutte le informazioni presentate e accertate dalle due leggi federali, che si riservano di discutere senza che un replicante non sia in condizioni formali in affittasi immobili, e per essere un replicante debba dimostrare la sua identità umana? Questo problema entra nella giungla delle possibilità.
Ecco possibile se i replicanti possono, in effetti, essere considerati delle identità distinte da quelle umane e, se si, allora come influiscono le nozioni dell’identità e della diversità delle specie e come possono essi ispirare o colpire le nostre identità legittimate dal pubblico dominio.
La riflessione sull’identità umana diventa dunque cruciale nella pellicola di "Blade Runner". Attraverso lo sguardo dei replicanti sul mondo, il film getta una luce critica sull’identità umana e la sua complessità, evidenziando la relazione tra umani e replicanti come una delle maggiori sfide che la specie umana affronta.
I replicanti, di conseguenza, diventano l’interlocutore di una riflessione più vasta sull’identità, riguardo il suo manifestarsi per raggiungere il compimento del loro futuro in un legame che è compenetrato di entrambi per farci riflettere sull’umana esperienza.