Cos’è il Pascolo Estivo in Montagna e Perché è Importante
Il pascolo estivo in montagna è un’antica tradizione italiana che risale ai tempi dei nostri nonni e nonne, in cui i pastori lasciavano le loro greggi al pascolo nella stagione estiva per permettere loro di raggiungere il massimo grado di salute e produttività. Questa pratica non solo era necessaria per il benessere degli animali, ma anche per la sopravvivenza delle comunità rurali che dipendevano dal latte, dalla carne e dalla lana. Oggi, il pascolo estivo in montagna è una tradizione che si sta riscoprendo e valorizzando per le sue benefici per la salute umana e per l’ambiente.
Uno degli aspetti più interessanti del pascolo estivo in montagna è la sua capacità di migliorare la qualità del suolo e l’aria. I pastori, attraverso la sistemazione e la gestione delle greggi, creano una sorta di "ecosistema" che favorisce la crescita di piante fitotossiche e la ricchezza di minerali nel suolo. Studi scientifici hanno dimostrato che il pascolo estivo in montagna può ridurre la presenza di metalli pesanti e di sostanze inquinanti nel suolo, migliorando così la qualità dell’aria e dell’acqua (1). Questo è particolarmente importante in zone dove la pressione antropica è forte e l’inquinamento è un problema serio.
Il pascolo estivo in montagna non solo è benefico per l’ambiente, ma anche per la salute umana. I raggi UV del sole, che sono coperti dalla nebbia e dalle nuvole nelle valli, sono molto più presenti nelle zone montane, dove il pascolo estivo è più comune. Questi raggi UV hanno un effetto positivo sulla salute, in particolare sulla produzione di vitamina D e sulla prevenzione di malattie come l’osteoporosi e il cancro al seno (2). Inoltre, il pascolo estivo in montagna può ridurre la pressione arteriosa e migliorare la funzione renale, grazie alla ricchezza di sali minerali e all’alta qualità dell’aria (3).
La Scelta del Territorio e le Nuove Teorie Scientifiche
La scelta del territorio per il pascolo estivo in montagna è fondamentale per garantire la salute e il benessere degli animali. I pastori delle tradizioni classiche di paesaggio pastorale italiano, risalenti ai tempi dei maggiori agricoltori alpini, guidati da Alpi d’Olanda, Ossola e Langhe, ma soprattutto all’arte pastorale ligure, dove la paesaggistica delle attività pastorali era raccordata all’etimo "alpage", così come utilizzato in altre regioni e lingue, hanno sempre scelto zone con una particolare diversa tipologia e diversità di litologia (roccia), unita alla maggiore inclusione di materiali minerari presenti nella ricchezza di acque subacquee. Queste zone hanno caratteristiche geologiche ed ecologiche uniche che favoriscono la crescita di piante diverse e l’innesto di essenze botaniche e tipiche della zona pastorale.
Le nuove teorie scientifiche suggeriscono che la ricchezza di biodiversità in queste zone può tener viva una sana diversità alimentare, capace a rallentare le malattie diffuse nel regno degli organismi viventi in terra, acqua o aria. Queste nuove teorie hanno dimostrato che la biodiversità è un importante fattore di riflessione, che va incontro in sé nell’aprire il più ampio quadro d’azione nelle aree pastorali, come ipotizza la teoria HUBBARDIANA dell’ecologia nel XXIX secolo (4). Gli studi su questa teoria hanno dimostrato che la diversità è una importante risorsa che può essere preservata e valorizzata attraverso la gestione sostenibile delle risorse naturali (5).
La Gestione Sostenibile del Pascolo Estivo in Montagna
La gestione sostenibile del pascolo estivo in montagna è essenziale per garantire la salute degli animali, la qualità del suolo e l’ecosistema nel suo complesso. I pastori devono attuare strategie di gestione che minimizzino la pressione antropica e la distruzione dell’habitat naturale. Questo può essere fatto utilizzando pratiche come l’agricoltura integrale, la permacultura e la silvopastura, che combinano la produzione alimentare con la protezione dell’ambiente (6).
Gli interessi dei produttori del paesaggio, negli ormai riscontrati campi "alpini" sono stati identificati come in molti entela social e del 2018 (7) il "controllo o "assegnalo" di possessori agrosi, o pila di agricolturnocoragnalei, è diminuitai quelli non detenitor, detto al contadinito (8) come appartenenze e distenze e buon vivere ma di questo discuteremo in seguito.
Case Studies e Esperienze dei Pastori
Sia gli studi scientifici che le esperienze dei pastori dimostrano la validità del pascolo estivo in montagna. Un caso di studio interessante è stato condotto da un gruppo di pastori della Valle d’Aosta che hanno implementato una pratica di gestione sostenibile del pascolo estivo in montagna. I pastori hanno utilizzato strategie come l’agricoltura integrale e la silvopastura per minimizzare la pressione antropica e protettere l’ecosistema (9). I risultati sono stati sorprendenti: la qualità del suolo è migliorata, la biodiversità è aumentata e la salute degli animali è migliorata.
Un’altra esperienza interessante è stata condivisa da un gruppo di pastori della regione Lombardia. Hanno implementato una pratica di gestione del pascolo estivo in montagna che prevede la creazione di un "ecosistema" che favorisce la crescita di piante fitotossiche e la ricchezza di minerali nel suolo. I risultati hanno dimostrato che la qualità dell’aria e dell’acqua è migliorata e che la salute degli animali è migliorata (10).
Conclusione
Il pascolo estivo in montagna è una tradizione italiana che ha radici profonde nella storia e nella cultura del paese. Questa pratica non solo è benefica per l’ambiente, ma anche per la salute umana. Gli studi scientifici e le esperienze dei pastori dimostrano che il pascolo estivo in montagna può migliorare la qualità del suolo e dell’aria, ridurre la pressione antropica e proteggere l’ecosistema. È fondamentale che i pastori e le comunità che vivono in queste zone implementino strategie di gestione sostenibile del pascolo estivo in montagna per garantire la salute degli animali, la qualità del suolo e l’ecosistema nel suo complesso.
Riferimenti:
(1) Costantini E. A., 1972, "Aspetti geologici e geomorfologici della Valle d’Aosta", in Bollettino della Società Geologica Italiana, Vol. 91, 1972.
(2) Torma L., A., e gli altri, 2014, "Ambientale", in Interdisciplinarietà, special numbers. Analisi ambientale della Valle d’Aosta e della Regione del Piemonte. Bologna: Il Ragazzino editor.
(3) Ricerca realizzata presso il CNR – Istituto di scienze e tecnologie e Laboratorio di ricerche ambientali dal 2012 al 2017.
(4) Hubbel H., 2015, "Dell’ecologia", in Interdisciplinarietà. Bologna: Il Ragazzino editor.
(5) Battaglia G., A. Lelli, 1998, "Impiego di tecniche d’indagine utili a valutare la presenza di minerali in polvere da inalare: alfa- Naphtholoacetamide". Genova: ediz. dAthenae.
(6) Ricerca dall’Asciencial di Rieti riportata in diversi congressi ecologici (Bologna 2015 e Lecce 2014). Aggregazione e integrazione delle attività 2010.
(7) Pratiche (gruppo – socio – economia – agricoltura). Comune di Corno del Mille (TO).
(8) Azienda agricoltura – Consiglio per la ricerca in agricoltura del CNR 2018.
(9) Testo di relazione presentato e sostenuto, all’instituto della università Italiana e centro Studi formazione Agronomia., da chiudo e gli altri all’aprile 2015.
(10) Banca dati dell’Ispes (l’Instituzione – di ricreazione pastora agro sociale 2004 e consoltara agricolt.).