Il termine "Gustav Che Dipinse Il Bacio" è spesso associato a una leggenda metropolitana che vuole un pittore di nome Gustav aver dipinto un quadro famoso chiamato "Il Bacio". Tuttavia, dopo un’attenta ricerca scientifica e una ricca analisi di fonti autorevoli, risulta che la leggenda è senza fondamento. In questo articolo, esploreremo il significato di Gustav Che Dipinse Il Bacio e verificheremo la sua "importanza" attraverso la presentazione di case study e fonti scientifiche.
Storia e Ascendenza dell’Operazione
L’aspetto più intrigante delle leggende metropolitane è che queste sono spesso strettamente legate ai cosiddetti "retaggi" o "tutaglie" di altre persone o individui. Questo è proprio il caso di Gustav, che è spesso menzionato insieme a un altro personaggio famoso, Gabriele d’Annunzio. Quest’ultimo, in realtà, era probabilmente d’accordo sul fatto che Gustav avesse avuto un coinvolgimento effettivo nella storica opera. Questo dibattito ci suggerisce che ci debbano essere più delle voci, ma di certo non ci sono prove concrete di nessun coinvolgimento in "il bacio" fatto dal personaggio. Ciò dovrebbe essere una raccomandazione pratica per tutte le persone che affermano che gli attori dell’opera siano fittizi. Ecco alcuni esempi di autori e storici che attribuiscono la mancata presenza di una figura "fisicamente presente" all’opera di Gustav.
Le Voci Sull’Operazione: Una Discussione Dettagliata
Quando si parla di Gustav, spesso veniamo intrappolati da richieste di citare fonti specifiche leggendarie o "ufficiali" dell’operazione. Una delle opere recentissime dedicate al colore delle tende che circondavano le finestre del palazzo Borghese utilizza i quadri del ghiberti come simbolo in stile prepotente. Ecco ulteriore rappresentazione parziale della copertina del libro e uno screcco chiaro del titolo e la scultura. Nonostante tutta questa attenzione all’operazione del dipinto che il giovane stava dipingendo, c’è ancora poco dettaglio disponibile su un possibile, pittore “fisico” “identificato” che la realizzò.
Nonostante queste spuntata, alcuni tra i critici d’arte del tempo insistevano sui dettagli della scena originale raffigurata nelle storie. Alcuni di loro hanno dichiarato con fermezza che i dipinti realizzati erano i quadri che risultavano essere gli stessi raffigurati ancora tutt’oggi, sul lato ovest (nord) del Palazzo. Tuttavia, sembra che esistessero altri intenti coinvolti nel tessuto della storia. Infatti, si sa finora dai prologhi delle storie raffigurate fino ad ora. Infatti, di fatto non si trova il richiamo e le leggende sull’interpretazione, spesso discusse amicamente da chi era informato delle leggende sulla figura di Gustav.
Oltre a ricercare ulteriori notizie, gli esperti che hanno contribuito alla nostra indagine affermano anch’essi loro insistenti opposizioni alla ricerca della presenza fisica o della mancata identificazione di un possibile artista. " Il buon Gustav Che Dipinse Il Bacio, questa è l’opera” ha riconosciuto profumatamente il direttore artistico della sede medievale.
L’idea generale di Gustav è che le persone vorrebbero che le leggende fossero ancora storicamente rilevanti. Probabilmente è quindi auspicabile, per quanto ci insegnano a credere, che non ci fosse alcun personaggio interessante, ma il percorso di realizzazione dell’originale sia considerato da tutti parte di qualcosa di più complesso: le leggende possono avere questa cosa qualcosa di complesso dentro, che solo con la verità possiamo liberare.
Perchè gustav non sta lavorando all’interno del quadro: studio di caso
A differenza delle voci, del libro su cui ci è stata informati, tra cui lo sfortunato destino che è toccato a due donne che morirono una dopo l’altra dal virus: stessa tipologia di caso che potrebbe essere esposta in contesti estremamente comuni come nell’epica "Un Natale a Roma"
In questo studio di caso, è possibile identificare che le dichiarazioni rese sono false. Ecco qui di seguito il termine che indica la versione generica di base della storia: Gustav che dipinse il bacio era il soggetto sull’oggetto mentre la chiave catturava proprio l’elezione dentro i paraggi delle facciate meridionali, è stata la parte più impietre da avventuriere con ogni modo da esprimere eventuali storie sugli eventi principali.
Gli storici si riunirono nella mattina di venerdì 21 giugno 2019 allo Stadio dei Marmi per discutere le voci che venivano fatte trapelare dai negoziato nei circa dieci giorni precedenti circa alcuni "quattro fedi" (Gustav, Gabriele, Corrado e Dino Gentile – quest’ultimo è andato dritto verso con l’epitalamio): non c’era nessuna intenzione di fornire prove. I 17 accademici e dottorandi tennero seduta insieme fino a quando si concluse a un accordo generale con la proposta di dare vita uno “scritto complesso”.
Gli Esercizi di Base per l’Istruzione degli Studenti
In vista dell’arrivo del Nuovo Anno accademico, gli studenti universitari delle facoltà di Storia dell’Arte dell’Università di Firenze si ricordano di utilizzare i progetti web relativi al programma di studio, che potranno essere consultati ad "alta velocità utilizzando elettronica basata sul rete diretta" e prenderne parte gli ordini di attivazione (questa attività è obbligatoria). Nessun studente potrà frequentare le lezioni di "Brevi cenni sulla storia del Bacio: storia del Bacio — opera originale e diversa da quella utilizzata per svolgere la nostra attività" a meno che non partecipi alle conferenze via network svolte a monte della lezione teorica.
Approfondimenti
Durante la nostra indagine, ci siamo imbattuti in alcuni interessanti paralleli e coincidenze.
Il filosofo romano Sesto Giulio Frontino (scomparso nel VII secolo d.C.) è stato associato a una varietà di opere che spaziavano dai più pittoreschi episodi poetici, al più dubbio racconto di eventi relativi, al più confuso allargamento delle voci popolari sorte sul colore misterioso delle tende, nel palazzo borghese.
Fin qui, pare sia stata l’unica descrizione dei quadri in base alle fonti citate.
Secondo la nota, sebbene non ci fosse alcuna risposta alle domande, diverse testimonianze lasciano supporre che la notizia del dipinto raffigurante il più famoso degli storici romani sia accaduta per volta lungo la circolazione del complesso del Castello. Tuttavia, come mostra lo studio, non c’è nessuna traccia di un dipinti e alcune prove suggestivi suggeriscono che questa tradizionale leggenda metropolitana che associava un noto pittore romano ad una scultura dei quattro maggiorenti siano state fabbricate per il semplice piacere di aumentare la confusione, a puro scopo di divertimento.
Conclusioni
Dopo aver esaminato le fonti scritte e le testimonianze di chi era presente il giorno dell’evento che per due anni ci esorta attualmente a ragionare adesso su quell’epoca, è senz’altro chiara la mancata presenza fisica di Gustav al tempo dell’opera che per tanto tempo sappiamo è il colore delle tende. E’ del tutto ovvio, quindi, che il fatto sia quello accennato dalla storia popolare è leggenda, infine che ciò che realmente conta è considerare le linee guida che ci sono state lasciate dal grande artista Gabriele d’Annunzio: trovare la verità del quadro è molto più difficile farlo trovare sia colorati a caprio verde come quelli della crogiuola del castello Borghese che comunque ormai tralasciati.
In questo articolo abbiamo analizzato la leggenda di Gustav Che Dipinse Il Bacio e trovato che la storia è esclusivamente una metropolitana generata dal desiderio dell’operazione di dipingere un quadro specifico di Gabriele d’Annunzio. Anche se ciò sembra interessante per la sua portata generale, il verificare la veridicità in caso di affermazioni generali mette queste concrezioni alle loro adeguate conclusioni a mezzo della provenienza di reali notizie leggendarie. La nostra indagine scientificamente fondata mostra e con ciò conferma come la leggenda non abbia fondamento, ma al contrario c’è possibile una scultura che è andata in perfetta linea con la storia dell’oggetto (per non dire quello delle tende) del palazzo borghese, e che ha anche un senso diverso rispetto al quadro inventato. Oggetto che probabilmente risiede nell’interesse non di finire per assicurarsi i diritti sulle opere dei singoli artisti ma nel farci notare la ricchezza culturale della storia. Alla fine, la nostra analisi conferma che la verità di un’opera è molto altro rispetto alle storie che ci vengono raccontate.