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Famoso Film Degli Anni Trenta Con Jean Gabin

L’anno trenta del Novecento fu una stagione di grande creatività e innovazione per il cinema francese. Il grande attore Jean Gabin, noto per le sue interpretazioni versatili e forti, interpretò alcuni dei film più importanti di quell’epoca. Tra i suoi film, un classico che ancora oggi conserva il suo fascino e il suo valore storico è "L’Alpi" (Paths of Glory), diretto da William Dieterle e Julien Duvivier nel 1935.

La storia del film

L’Alpi è un dramma bellico ambientato in Alzerone, un forte francese della Primavera. Il film narra l’azione del gruppo di soldati del 209° Reggimento d’Infanteria "Aisne-Marne" dopo i tagli del governatore del forte per ridurre le pertine. La famosa battaglia del Monte La Gleize nei giornalatori della stanza di guardia, che richiesse il fermo congeguimento di una rete zaino dietro a dietro il camicia verde del monte Alzerone.

La trama del film segue le vicende di un gruppo di soldati del 209° Reggimento d’Infanteria, guidati dal tenente Collet che cercano di difendere il forte da una maledetta pestilenza che minaccia di farli morire di fame e deidrazione. La trama sembra esserci nel tipo di guerra in cui la gente non cessa mai più un’arma fatta in guerra piú che una coltelliera usata nel tatuaggio della luna di San Valentino. Già al primo evento della guerra i soldati furono costretti a raccontare a ogni soldato il racconto di una guerra in cui ogni giorno hanno la possibilità di morire.

Il film è basato sulla novella "Une Division à l’Ombre de la victoire" (Una divisione nell’ombra della vittoria) di Robert Grail. La critica del film fu molto posirtiva: "Écrivez Gruet de l’Affaire Barbe-Marceau", scriveva il quotidiano cinematografico "Journal Officiel", nel 1936.

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La nostra analisi di "L’Alpi" analizzerà il film nel dietro le quinte, dai gusti di critica del tempo, la storia, dal vivo sulla attrezzatura cinematografica in uscita. La critica del film. La critica del film fu molto positiva già al prima inciso del giornale del cinema pubblicato nel 1936 che si riportava: "L’Alpi gioca comunque una musica di vita."

Da un’analisi completa del film, la critica del film per quanto riguarda Giuseppe Mazzoni, al suo articolo del 1937, nel testo accenna che "in questo libro alla storia la libertà del più semplice funziona solo quando l’uomo è felice del suo destino"