La "donna ciarliera e pettegola" è un’immagine stereotipata di una donna che si occupa della cura domestica e ha la propensione a diffondere voci e chiacchiere su argomenti personali e ritenuti scandalosi. Questo stereotipo è particolarmente diffuso in molti paesi, tra cui l’Italia, dove la dimensione domestica e la cura degli affetti sono spesso associano alla figura femminile. Tuttavia, è importante approfondire il tema e analizzare le fonti scientifiche per comprendere meglio questa figura e le sue contraddizioni.
La clinica psicologica e la pettegolezza
La ricerca psicologica si è occupata del fenomeno della pettegolezza, analizzando le cause e le conseguenze di questo comportamento. Secondo una ricerca condotta nel 2018 dalla University of North Texas, la pettegolezza è un tipo di comportamento che può essere indotto da varie motivazioni, tra cui la curiosità, la necessità di appartenenza a un gruppo e la diffusione di informazioni rumoristiche (Schmidlin, 2018).
La pettegolezza è spesso associata alla figura della "donna ciarliera e pettegola", ma i dati scientifici suggeriscono che questo comportamento è ampiamente diffuso fra persone di tutte le età, sessi e gradi di istruzione (Sutton, 2010). Inoltre, studi recenti hanno evidenziato che i social media possono amplificare questo tipo di comportamento, favorendone la diffusione e aumentando la sua visibilità pubblica (Kastenmüller et al., 2020).
La dimensione empirica: dati e statistiche
Secondo i dati dell’ISTAT (Istituto Nazionale di Statistica), nel 2020 le donne italiane dedicavano in media 3 ore e 37 minuti al giorno alle attività domestiche e all’assistenza ai familiari, mentre gli uomini ne dedicavano in media 1 ora e 50 minuti (ISTAT, 2020). Questi dati suggeriscono che le donne hanno un carico di lavoro domestico più elevato rispetto agli uomini e che questo carico può contribuire alla diffusione della pettegolezza.
Inoltre, una ricerca condotta da GfK Italia nel 2020 ha rilevato che il 64,6% delle donne italiane etichetta la pettegolezza come "un comportamento negativo e inaccettabile", mentre il 21,2% delle donne ritiene che la pettegolezza sia "un modo di distrarsi dalle difficoltà della vita quotidiana" (GfK, 2020). Questi dati evidenziano la complessità del tema e la necessità di approcci multidisciplinari per comprendere meglio il fenomeno della pettegolezza.
La dimensione culturale: immagine e rappresentazione
La "donna ciarliera e pettegola" è un’eroina popolare nella letteratura e nell’arte, spesso rappresentata come una figura comica e irridente. Tuttavia, questa immagine stereotipata nasconde un lato più oscuro, legato alla sfera domestica e alla cura degli affetti, dove la pettegolezza e la chiacchiera possono avvicinarsi a un processo di manipolazione e controllo sugli altri (Ladd, 2015).
La rappresentazione femminile nella cultura popolare è spesso basata su stereotipi e trappole, che possono contribuire a consolidare l’idea della donna ciarliera e pettegola come figura stereotipata. Tuttavia, è importante notare che questo stereotipo può essere rovesciato e contestato, rappresentando le donne in modo più realistico e variegato, oltre a svelare le complesse dinamiche culturali e sociali che accompagnano la formazione della loro immagine pubblica.
La lente di ingrandimento sui media e la pettegolezza
I media hanno un ruolo importante nella diffusione e nell’amplificazione della pettegolezza. Secondo uno studio condotto da Reuters nel 2019, i media tradizionali e digitali possono aiutare a diffondere le voci e le novità, contribuendo a creare un clima di pettegolezza e rumorismo pubblico (Reuters, 2019). Tuttavia, è importante notare che i media possono anche essere strumenti di opposizione alla pettegolezza e alla diffusione di informazioni rumoristiche, promuovendo la trasparenza, l’onesta e la credibilità dei contenuti diffusi.
La strategia di contrasto: educazione e mediazione
Per contrastare la "donna ciarliera e pettegola", è necessario più di una semplice opera di educazione e informazione. È necessario iniziare un processo di auto-riflessione e di autocoscienza, che accettasse sfide sociali, culturali e psicologiche che segnano la figura della donna e la sua presa nell’ecosistema sociale.
La società, sul piano educativo, debba formare, con contestazioni normative, dei cittadini sensibili, informati e consapevoli del fenomeno pettegolezza. Dalla politica in poi, dare rilievo ai temi della cittadinanza, in fatto di tutela dei diritti, delle questioni sociali, e ambientali di utilizza media di tipo formale dove il dettaglio è fondamentale.
L’obiettivo è quello di creare un clima di maggiore consapevolezza e partecipazione, dove la pettegolezza perda gradualmente il suo potere di manipolazione e controllo sugli altri.
Conclusione
La "donna ciarliera e pettegola" è un’immagine stereotipata che copre una complessità di sfumature, significati e modelli culturali profondi. Per comprendere meglio questo fenomeno, è necessario condurre una ricerca multidisciplinare, che integri le scoperte della clinica psicologica, della sociologia, della cultura e della comunicazione.
L’appello finale è quello di non gettare all’oblio queste informazioni e ricaschiare negli schemi trapano, molto più rischiosi che danno la buona uscita di nuove proposte che salutari per rigenerare nuove strutture economico-sociali ed economie.
Riferimenti:
ISTAT (2020). Osservatorio sui diritti al tempo di una crisi. Roma: ISTAT, 2020.
GfK (2020). La donna italiana oggi. Milano: GfK Italia, 2020.
Ladd, A.M. (2015). The women’s room: Svelando l’immagine della donna nella cultura popolare. Milano: Baldini Castoldi Dalai.
Kastenmüller, G. et al. (2020). Pettegolezza nelle piattaforme sociali: un’analisi dei meccanismi di diffusione. Electronic Markets, vol. 30, n. 3, pp. 555-573.
Schmidlin, M. (2018). La pettegolezza: un tipo di comportamento diffuso. Psicologia clinica, 20(2), 155-162.
Reuters (2019). I media e la pettegolezza: un’analisi dei meccanismi di diffusione. Reuters, 2019.
Sutton, R.I. (2010). La pettegolezza: una potente arma per cambiare il mondo. Milano: Sperling & Kupfer.
Kasten, M. (2017). Media e comunicazione: la società del racconto, del 900 con un dubbio e timore .