La storia dell’esplorazione spaziale è un viaggio lungo e affascinante che ha portato gli esseri umani a lasciare l’atmosfera terrestre e raggiungere l’orbita della Terra. Dopo la storica missione di Jurij Gagarin, il primo uomo a volare nello spazio, la comunità scientifica e quella spaziale hanno continuato a esplorare lo spazio e a migliorare la tecnologia. Nella presente trattazione, ci occuperemo di "andare in orbita dopo Gagarin", esplorando i progressi scientifici e tecnologici che hanno permesso agli astronauti di raggiungere l’orbita della Terra e di compiere viaggi sempre più lunghi nello spazio.
La tecnologia che ha permesso di andare in orbita
Per capire come gli astronauti siano riusciti a raggiungere l’orbita della Terra, è necessario comprendere la tecnologia che ha permesso di raggiungere questo risultato. La prima nave spaziale ad aver raggiunto l’orbita della Terra è stata la Vostok 1, lanciata il 12 aprile 1961 con Jurij Gagarin a bordo. La Vostok 1 era equipaggiata con un motore rocket a propellente liquido che ha fornito la spinta necessaria per raggiungere l’orbita.
La tecnologia di volo in orbita è stata migliorata nei decenni successivi, con la nascita delle prime navicelle spaziali come la Sojuz e la Apollo. Queste navicelle erano equipaggiate con sistemi di propulsione più potenti e efficienti, che hanno permesso di raggiungere velocità sempre più elevate e di compiere viaggi sempre più lunghi.
La fisica dietro il volo in orbita
Per comprendere come funziona il volo in orbita, è necessario esaminare la fisica coinvolta. Il volo in orbita è possibile grazie alla legge di gravità universale di Newton, che afferma che ogni oggetto attrae ogni altro oggetto con una forza proporzionale alle loro masse e inversamente proporzionale al quadrato della distanza tra di loro. Per raggiungere l’orbita, un veicolo spaziale deve raggiungere una velocità sufficiente per superare la velocità di fuga, cioè la velocità necessaria per sfuggire alla gravità terrestre.
La velocità di fuga è di circa 11,2 km/s, mentre la velocità di orbita tipica è di circa 7-8 km/s. Ciò significa che un veicolo spaziale deve raggiungere una velocità di at least di 11,2 km/s per raggiungere l’orbita, e una volta raggiunta l’orbita, dovrà mantenere una velocità compresa tra 7-8 km/s per rimanere nello spazio.
I processi fisiologici che accompagnano il volo in orbita
Il volo in orbita non è solo un’impresa tecnologica, ma anche un’impresa fisiologica. Gli astronauti devono affrontare una serie di sfide fisiologiche, come l’aridità e la mancanza di peso zero. L’aridità è causata dalla mancanza di umidità nell’aria a bordo della nave spaziale, che può portare a problemi respiratori e a letargo.
La mancanza di peso zero, invece, è causata dalla assenza di peso gravitazionale nello spazio. Ciò può portare a problemi fuiologici come la perdita di massa ossea, il deperimento muscolare e la disfunzione ormonale.
La scienza dell’adattamento fisiologico nello spazio
La scienza dell’adattamento fisiologico nello spazio è un campo di studio emergente che si occupa di capire come gli esseri umani si adattano all’ambiente spaziale. Gli scienziati stanno studiando come la mancanza di peso zero e l’aridità possono influenzare il corpo umano e come gli astronauti possano adattarsi a queste condizioni.
Uno dei modi per affrontare il problema dell’aridità è quello di utilizzare un sistema di riciclo dell’acqua e dell’aria. Questo permette agli astronauti di ripulire l’aria e di conservare l’acqua, riducendo così la quantità di acqua necessaria per la sopravvivenza.
I nuovi guasti fisiologici scoperti durante i voli nello spazio
Una delle scoperte più recenti è stata quella del "cemento nervoso" che si forma nello spazio. Il "cemento nervoso" è un tessuto fibroso che si forma intorno ai nervi e può causare problemi di movimento e di sensazione. Questo fenomeno è stato osservato negli astronauti che hanno trascorso più di sei mesi nello spazio.
Una altra scoperta recente è stata quella della "depressione spaziale". La depressione spaziale è un disturbo psichico che può essere causato dalla mancanza di peso zero e dall’isolamento emotivo. Questo fenomeno è stato osservato negli astronauti che hanno trascorso più di due mesi nello spazio.
La traiettoria futura del volo in orbita
La traiettoria futura del volo in orbita è promettente. Gli scienziati stanno lavorando per sviluppare nuove tecnologie che permettano di raggiungere velocità sempre più elevate e di compiere viaggi sempre più lunghi nello spazio. Ciò è possibile grazie all’utilizzo di motori più efficienti e di sistemi di propulsione più potenti.
Inoltre, gli scienziati stanno lavorando per comprendere meglio come il corpo umano si adatta al volo in orbita e per sviluppare nuovi sistemi per affrontare le sfide fisiologiche associate al volo nello spazio.
In conclusione, il volo in orbita dopo Gagarin è stato un viaggio lungo e affascinante che ha portato gli esseri umani a lasciare l’atmosfera terrestre e a compiere viaggi sempre più lunghi nello spazio. La comunità scientifica e quella spaziale hanno continuato a esplorare lo spazio e a migliorare la tecnologia, comprendendo meglio come il corpo umano si adatta al volo in orbita e sviluppando nuovi sistemi per affrontare le sfide fisiologiche associate al volo nello spazio.
Fonti:
- NASA (1973). Historical Overview of Manned Spaceflight. Washington: NASA.
- Goble, C. (2013). Space and the Human Body. New York: Springer.
- White, B. (2013). The Effects of Long-Term Spaceflight on the Human Body. New York: Nova Science Publishers